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i tedeschi della Galizia

la “Josephinische Ansiedlung”

Dopo la morte dell’imperatrice Maria Teresa, avvenuta nel 1780, l’imperatore Giuseppe II attuò la vera e propria colonizzazione del paese che venne chiamata la “Josephinische Ansiedlung” o colonizzazione di Giuseppe II.


l’imperatore Giuseppe II

Con il suo editto d’insediamento del 17 settembre 1781 reclutò commercianti, artigiani ed agricoltori provenienti dalla Germania perché si insediassero nelle terre di proprietà della Corona, promettendo loro l’assegnazione dei terreni e la concessione di un’esenzione fiscale pluriennale.

Le terre impiegate dall’Austria per la colonizzazione si trovavano quasi esclusivamente nella parte occidentale della Galizia, mentre nella Galizia orientale, dove l’agricoltura dei locali Ruteni era ancora più arretrata, si poteva sperare ad un miglioramento con immigranti dai paesi tedeschi, ma non c’erano terre di proprietà della Corona a disposizione. L’amministrazione austriaca cercò, anche con un certo successo, di stimolare i proprietari terrieri polacchi a insediare nelle loro terre coloni tedeschi (la cosiddetta colonizzazione privata).

L’incentivo ad emigrare in Galizia era grande perché l’Austria metteva a disposizione per i nuovi coloni terra gratis, case, stalle, bestiame e attrezzature agricole. La dimensione delle fattorie ammontava a circa 4, 8 o 15 ettari e dipendeva dalla quantità di denaro che portavano i coloni, dalla grandezza della famiglia e dalla qualità del campo. I coloni erano esenti da tutte le tasse per dieci anni, i proprietari delle fattorie e i loro figli maggiori avevano l’esenzione dal servizio militare.

Giuseppe II non aveva pensato ad una germanizzazione del paese, bensì sperava dai coloni tedeschi che fossero degli esempi istruttivi. I più adatti sembravano i cittadini del Palatinato del Reno dove si attuava la “divisione reale”.

Con la divisione reale, la proprietà di una famiglia, in particolare il terreno, veniva diviso in parti uguali tra tutti gli eredi. Nell’agricoltura, la divisione reale portava alla continua frammentazione del terreno, tanto che presto i campi divenivano troppo piccoli per nutrire una famiglia.

Nel Palatinato le fattorie erano diventate così piccole che, se da un lato doveva essere sviluppata una gestione dei campi più intensiva, dall’altra parte per gli agricoltori era diventato necessario per sopravvivere avere anche competenze artigiane per un secondo lavoro.


l’editto di tolleranza

Con l’editto d’insediamento del 13 ottobre 1781, chiamato “editto di tolleranza”, vennero stabilite le condizioni dell’insediamento. Con questo editto ai nuovi cittadini protestanti venne consentito di praticare la loro religione in un modo che nella cattolica Austria era stato sino ad allora impensabile.

I cattolici si potevano insediare ovunque, mentre i membri della chiesa protestante o i greco-ortodossi non uniti si potevano insediare solo a Lviv, Brody e in altre quattro città della Galizia occidentale.

L’editto di tolleranza per la prima volta permetteva il libero insediamento di coloni di altre fedi nell’Austria cattolica. Questo spiega l’alta percentuale in Galizia di cristiani protestanti tra i coloni.

L’editto di Tolleranza permise ai coloni luterani, calvinisti ed ai greco-ortodossi non uniti l’uguaglianza civile con i cattolici e, quando la colonia era composta da più di 100 membri, era consentito costruire scuole e chiese (senza campane e senza ingresso dalla strada principale) purché fossero distanti almeno un’ora di cammino dalle altre.


Giuseppe II permette a tutti i cristiani (cattolici, luterani, calvinisti
ed ai greco-ortodossi non uniti) di fondare colonie nei territori dell’Impero

A causa dell’Editto di Fontainebleau (1685), che revocava ai protestanti la libertà di culto ed i diritti politici, militari e territoriali, molti rifugiati protestanti del Palatinato e del Baden si trasferirono in Galizia.

Migliaia di coloni giunsero in Galizia in un momento storico molto difficile. Anche se i loro Paesi d’origine avevano subito la distruzione della guerra dei 30 anni, la rapida crescita della popolazione aveva riempito nuovamente gli stati tedeschi e la “divisione reale” tendeva sempre alla frammentazione della terra. Così era necessario che una parte dei figli delle famiglie contadine lasciassero la fattoria di famiglia per costruirsi una vita altrove.

A differenza degli insediamenti tedeschi che nasceranno nello scarsamente abitato Sud dell’Ucraina, la Galizia era densamente popolata. Per assegnare i terreni ai nuovi arrivati il Governo austriaco frammentava o riduceva le grandi proprietà dei signori e della chiesa.


Leopoli in una fotografia del 1908

I nuovi insediamenti erano ampiamente sparsi in tutto il paese. Tuttavia, per istituire un insediamento tedesco, dalle autorità austriache non venne mai preso in considerazione un trasferimento forzato dei contadini slavi. Dall’altra parte gli slavi locali non godevano delle libertà e dei privilegi concessi ai coloni tedeschi; una parità giuridica avvenne solo dopo la liberazione dei contadini a seguito della rivoluzione del 1848.

Le leggi sull’immigrazione esoneravano dal servizio militare i coloni ed i loro figli maggiori. Per l’agricoltura venivano concesse delle proprietà adeguate, una fattoria con una casa, una stalla, un fienile, attrezzature agricole e bestiame, oltre all’esenzione dalle tasse per 10 anni e sei anni di esenzione dalla corvée.


casa tedesca in Sokolivca, in tedesco Falkenstein

Gli “arruolatori” (lokator) dell’Imperatore si concentrarono soprattutto nel Palatinato e nel Saarland, zone della Germania che, a causa delle frequenti guerre con la vicina Francia, si erano molto impoverite. Questo spiega perché la maggior parte degli agricoltori ed artigiani che immigrarono in Galizia dal 1782 al 1785 parlassero prevalentemente il dialetto del Palatinato, tanto che i coloni che provenivano da altre parti della Germania formavano nella nuova patria delle minoranze che, nelle generazioni successive, con il loro dialetto andarono a scomparire.

Il viaggio dei coloni tedeschi era prestabilito. Il percorso dal Palatinato alla Galizia era di circa 1500 km. Si può capire meglio la fatica del viaggio se si immagina la strada che gli emigranti hanno dovuto percorrere.

La maggior parte dei coloni provenienti dal Palatinato si spostava lungo il Reno fino a raggiungere la città di Spira per poi proseguire nella Foresta Nera e nell’Odenwald (un gruppo montuoso appartenente al rilievo centrale della Germania e situato negli stati dell'Assia, Baviera e Baden-Württemberg) fino a raggiungere Ulma (tedesco: Ulm), Donaueschingen o Ratisbona, da dove proseguivano sul Danubio con delle chiatte, le cosiddette “Ulmer Schachteln” (scatole di Ulma), fino a Vienna.


Ulmer Schachteln

Le Ulmer Schachteln erano delle barche economiche che navigavano in una sola direzione giù per il Danubio. Una volta a destinazione venivano vendute come legna da ardere.

A Vienna i coloni venivano registrati e raggruppati in gruppi più grandi e il viaggio proseguiva via terra, con carri trainati da cavallo, attraversando Brno, Olomouc, Uničov, Bielsko fino a Cracovia e da lì fino a destinazione. Si viaggiava solo durante i mesi estivi.

Nel 1782 arrivavano in Galizia i primi coloni che vennero insediati in villaggi di nuova fondazione o in villaggi già esistenti. Nel 1784, per la prima volta, fu permesso ai Mennoniti, provenienti sopratutto da Weichselwerder (polacco: Żuławy Wiślane ) nella Prussia occidentale, di immigrare in Galizia.

A Vienna, a causa dell’arrivo di un inaspettato grande numero di coloni, il numero delle famiglie che potevano immigrare venne più volte limitato. La progettazione e la creazione di colonie era lenta ed insufficiente e ritardava l’afflusso di coloni. Così i coloni dovevano attendere a volte per anni, alloggiati provvisoriamente nei monasteri abbandonati di Leopoli.

Il governo austriaco era attento in modo scrupoloso alla separazione degli insediamenti dei cattolici da quelli protestanti. Dagli elenchi d’insediamento delle autorità austriache si evince che negli anni dal 1782 al 1785 emigrarono in Galizia 3.216 famiglie con 14.669 persone.


Josefsdorf (oggi Józefów) fondato nel 1793

Con questo assalto di coloni la sistemazione delle fattorie non poteva tenere il passo; così dal 1785 il numero degli emigranti venne limitato, tante erano le persone che aspettavano in accampamenti provvisori per la loro sistemazione definitiva, ed il loro numero doveva essere smaltito. Tutto questo durò fino al 1789 o forse oltre. Ma già nel 1790 l’imperatore Giuseppe II morì e così finì la cosiddetta “Josephinische Ansiedlung” e con lei si arrestò sempre di più la diffusione degli insediamenti tedeschi in Galizia occidentale.

Furono soprattutto le macchinazioni del clero cattolico ad ostacolare i coloni tedeschi protestanti nell’acquisizione di nuove terre ed i numerosi figli dei coloni che erano immigrati dalla Germania del sud-ovest a partire dal 1783, erano costretti a cercare nuove terre al di là della Vistola, nel Regno del Congresso che era sotto amministrazione russa.

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