Sotto l’Imperatore Francesco II del Sacro Romano Impero una successiva ondata di immigrazione, portò in Galizia di gran lunga meno persone. Adesso anche i Signori terrieri polacchi cominciarono ad interessarsi di coloni perché nel frattempo avevano capito il beneficio dei coloni tedeschi per l’agricoltura. Nacquero un gran numero di insediamenti privati. I coloni tedeschi ricevevano foreste vergini da dissodare e in cambio potevano utilizzare il terreno per l’agricoltura.
Tra il 1811 e il 1848 ci fu un’ulteriore ondata di immigrazione, ma questa fu su scala ancora minore; i proprietari privati insediarono agricoltori e boscaioli provenienti dalla Selva Boema e dall’Egerland (regione storica oggi divisa tra la Repubblica Ceca e la Baviera) cattolica; nacquero i villaggi di Machliniec, Mariahilf e Felizienthal.
Nel 1815 l'area di Lublino venne ceduta dall'Austria al Regno del Congresso di Polonia, mentre le regioni di Ternopil' della Podolia Meridionale, vennero restituite all'Austria dalla Russa.
Gli anni 1820 e 1830 furono un periodo di governo assolutista da parte di Vienna, con la locale burocrazia galiziana ancora riempita di tedeschi e cechi germanizzati. Nel 1830-31, dopo il fallimento di un'insurrezione di novembre nel Regno del Congresso, , molti rifugiati polacchi arrivarono in Galizia.
Nel 1846 i cospiratori polacchi, organizzarono l’insurrezione della Galizia, facilmente sedata dagli austriaci con l'aiuto dei contadini tedeschi, che rimasero leali all'imperatore. Uno dei risultati della fallita rivolta, la città di Cracovia, che era stata una Libera Città ed una repubblica, divenne parte della Galizia, amministrata da Leopoli.
Nel 1848 si ebbero rivoluzioni a Vienna e in altre parti dell'Impero Austriaco. A Leopoli si formò un Consiglio Nazionale Polacco, e successivamente un Consiglio Supremo Ucraino, o Ruteno.
Le richieste polacche per l'autonomia della Galizia si conclusero con il bombardamento di Leopoli da parte delle truppe imperiali e la rivoluzione sedata completamente ma, per placare i polacchi, il Viceré della Galizia iniziò a polacchizzare l'amministrazione locale eliminando i tedeschi dalla burocrazia galiziana.
Nel 1863 nella Polonia russa scoppiò la rivolta e dal 1864 al 1865 il governo austriaco dichiarò lo stato di assedio in Galizia, sospendendo temporaneamente le libertà civili.
Dopo la sconfitta austriaca nella Guerra Austro-Prussiana del 1866, l'Impero Austriaco, stato multi-etnico, fu costretto a dare maggiori diritti ai gruppi etnici e venne quindi riformato nel doppio Regno di Austria ed Ungheria. Prese quindi il via un processo di liberalizzazione del dominio austriaco in Galizia. I rappresentanti dell'aristocrazia polacca riuscirono ad ottenere dall'imperatore una maggior autonomia per la Galizia.
Dal 1873, la Galizia fu “de facto” una provincia autonoma dell'Austria-Ungheria con il polacco e l'ucraino come lingue ufficiali. La Germanizzazione era stata fermata. Questo trasferimento di potere da Vienna alla classe terriera polacca non fu ben accolto dai coloni tedeschi.
A partire dagli anni 1880, si ebbe un'emigrazione di massa dei contadini tedeschi. L'emigrazione iniziò verso la Germania, nelle province della Prussia occidentale e di Posen, ed in seguito verso gli Stati Uniti, il Brasile ed il Canada.
Polacchi, ucraini, ebrei e tedeschi, parteciparono tutti a questo spostamento di
massa della popolazione rurale. Diverse centinaia di migliaia di persone furono
coinvolte da questa emigrazione, che crebbe di intensità fino allo scoppio della
Prima guerra mondiale nel 1914. La guerra pose un arresto temporaneo
all'emigrazione, che non raggiunse più le proporzioni del passato.