Durante la Prima guerra mondiale la Galizia fu teatro di pesanti combattimenti. I russi invasero gran parte della regione nel 1914, dopo aver sconfitto l'esercito austro-ungarico in una battaglia all’inizio della guerra. Nell’autunno del 1914 i residenti di Mariahilf e Rosenheck fecero la conoscenza della prima guerra mondiale con tutte le sue crudeltà. I cosacchi incendiarono Mariahilf e mezza Rosenheck; nuovamente si dovevano costruire baracche provvisorie.
Molti tedeschi di Galizia fuggirono quando le truppe russe si avvicinavano
all’Austria. Durante l’occupazione russa i tedeschi che erano rimasti in Galizia
si trovarono esposti al dispotismo permanente dell’esercito zarista.
Nella primavera/estate del 1915, un'offensiva combinata di tedeschi ed austro-ungarici ricacciò indietro le armate zariste; nella ritirata l’esercito russo deportò in Siberia una parte della intellighenzia tedesca della Galizia.
Il 12 Marzo 1915 tutti i tedeschi di Mikolajow furono deportati nella città di Kursk, nella Russia centrale; potevano portare con se solo vestiti, biancheria e lenzuola. Durante l’estate del 1915 rimasero a Kursk dove trovarono lavoro nelle fabbriche e alloggio presso i residenti tedeschi.
Poi vennero cacciati ad Orenburg, al confine con la Siberia. Lì trascorsero tre inverni rigidi di duro lavoro; dovevano tagliare la legna, caricare vagoni ferroviari e liberare le strade. In estate dovevano lavorare i campi dei cosacchi degli Urali.
Dopo il crollo dell’impero zarista, nella primavera del 1918 i tedeschi di Galizia che erano stati deportati in Siberia, si misero in viaggio per il ritorno alle loro case.
A causa delle lotte dell’Armata Rossa contro l’Armata Bianca, dovevano scendere un tratto del Volga per riuscire a raggiungere le linee ferroviarie che non erano ancora sotto il fuoco dei bolscevichi. Alcune famiglie si spinsero fino nella Prussia orientale dove, per entrare, dovevano accettare di compiere 10 anni di lavoro nelle tenute agricolo. Alcuni morirono a causa delle fatiche, tra cui bambini e neonati.
I cittadini di Mikolajow tornarono nel mese di agosto 1918 con 18 anime in meno, senza vestiti e mezzi finanziari.
I loro campi erano stati dissanguati dai
polacchi e dagli ebrei, le loro fattorie devastate. Per fortuna che qui
comandavano ancora le autorità austriache che gli riassegnarono con la forza le
loro fattorie, li aiutavano con la semente, cavalli militari, vestiti e
biancheria e costrinsero gli attuali beneficiari di restituire ai rimpatriati le
fattorie ed un terzo dell’ultimo raccolto.