Secondo il censimento, all'inizio della 2^ guerra mondiale, in Unione Sovietica vivevano 1.424.000 tedeschi di Russia.
Nel giugno 1941 iniziò l'invasione Nazista dell'Unione Sovietica, che doveva costare più di 20 milioni di vittime. Con la rapida avanzata della Wehrmacht circa il 20% dei tedeschi di Russia si trovò improvvisamente sotto il dominio nazista, che avrebbe dovuto proteggerli dai piani di Stalin intenzionato a deportarli tutti.
La diffidenza di Stalin verso i tedeschi di Russia, che il 28 agosto 1941 sciolse la “Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Tedesca del Volga” e il 30 agosto 1941 ordinò l'immediata deportazione1 delle persone di etnia tedesca sia dalla regione del Volga che dalle loro altre tradizionali aree di insediamento.
La sfiducia di Stalin nei confronti dei tedeschi di Russia divenne quasi “patologica”: nel novembre del 1941, malgrado l’Armata Rossa fosse già fortemente indebolita dagli assalti della Wehrmacht, Stalin rimosse dal fronte 100.000 soldati tedeschi che combattevano nelle file sovietiche.
I nazisti, con le loro follie sulla razza ariana, cercarono di strumentalizzare a loro favore i pochi tedeschi di Russia che trovavano sul territorio appena conquistato, trattandoli come “Volksdeutsche” (termine storico che è sorto nei primi anni del 20° secolo per descrivere i tedeschi etnici che vivono al di fuori del Reich).
Quando poi l'Armata Rossa riconquistò i territori
occupati, i tedeschi dell'Ucraina2
furono trasferiti dalle armate del Reich nel Reichsgau Warthegau (nella
Polonia occupata). Con la sconfitta della Germania circa 100.000 di questi
coloni tornarono nel campo di potere sovietico e vennero deportati.
Un grande flusso di emigrazione dei tedeschi di Russia verso il Reich,
avvenne dopo che il territorio sovietico era stato occupato dalla Wehrmacht nel
1941. Durante il ritiro della Wehrmacht da questi territori dal 1942 al 1944,
gli occupanti gradualmente portarono via tutta la popolazione tedesca che vi
abitava. In tutto 350 mila persone, tra cui 324.600 dall’Ucraina, 15.300 dal
nord del Caucaso e dai dintorni di Leningrado e 10.500 dalla Bielorussia. Di
tale numero, tuttavia, solo circa la metà furono in grado di raggiungere la
Germania. Dopo la guerra circa 170.000 immigrati vennero restituiti all’URSS e
nel 1945 inviati negli insediamenti speciali.
1 Fra il 3 e il 20 settembre ’41 furono deportati 446.480 tedeschi di Russia,
suddivisi in 230 convogli di 50 vagoni in media: circa 2.000 persone per
convoglio.
Spostandosi di pochi chilometri orari, i convogli impiegavano fra le
quattro e otto settimane per arrivare a destinazione nelle province di Omsk e
Novosibirsk, in quella di Barnaul, nella Siberia meridionale e nel territorio di
Krasnojarsk, in Siberia orientale. …..
Già il 29 agosto ’41 Molotov, Malenkov e
Zdanov proposero a Stalin di “ripulire” la provincia di Leningrado ed il resto
del paese. …..
Il 30 agosto
Berija (capo della
polizia segreta sotto Stalin) firmò una circolare che ordinava la deportazione
di 132.000 persone della provincia di Leningrado, 96.000 in treno e 36.000 per
via fluviale.
L’NKVD (Commissariato
del Popolo per gli Affari Interni) fece in tempo di arrestare e deportare
“soltanto” 11.000 cittadini sovietici di origine tedesca. Nelle settimane
seguenti, analoghe operazioni si svolsero nelle province di Gor’kij (3.162
tedeschi di Russia deportati il 14 settembre), Mosca (9.640 il 15 settembre),
Krasnodar (38.136 il 15 settembre), Rostov (38.288 tra il 10 e il 21 settembre),
Tula (2.700 il 21 settembre), Zaporoz’e (31.320 dal 25 settembre al 10
ottobre), Ordzonikidze (77.570 il 20 settembre).
Durante il mese di ottobre del ’41 la
deportazione colpì ancora oltre 10.000 tedeschi di Russia residenti in Georgia,
Armenia, Azerbaigian, nel Caucaso settentrionale ed in Crimea.
Da una
valutazione in cifre dell’evacuazione dei tedeschi di Russia risulta che alla
data del 25 dicembre del ’41 erano state deportate 894.600 persone, perlopiù nel
Kazakistan e in Siberia; se si tiene conte dei tedeschi di Russia deportati nel
’42, il totale arriva 1.209.430 unità, frutto di meno di un anno di operazioni,
dall’agosto del ’41 al giugno del ’42.
Ricordiamo che, secondo il censimento del
’39, la popolazione di origine tedesca nell’URSS era costituita da 1.427.000
persone.
Fu quindi deportato il 82% dei tedeschi di Russia, nello stesso momento
in cui la situazione nel paese sull’orlo dell’annientamento, avrebbe richiesto
che i contingenti militari e di polizia concentrassero tutti gli sforzi nella
lotta armata contro il nemico, anziché essere impegnati nella deportazione di
centinaia di milioni di innocenti cittadini sovietici di origine tedesca. In
realtà la percentuale di cittadini di origine tedesca colpiti dal provvedimento
era ancora più alta, se si tiene conto delle decine di miglia di soldati e
ufficiali di origine tedesca colpiti di origine tedesca espulsi dai ranghi
dell’Armata rossa e trasferiti nei battaglioni di disciplina dell’Armata del
lavoro, la cosiddetta
Trudarmee, operante a Vorkuta, Kotlass, Kemerovo, Celjabimsk…….
2 Tedeschi
dell'Ucraina = anche tedeschi dell Mar Nero; denominazione
per i coloni tedeschi che vivevano nella Nuova Russia, in Bessarabia e in Dobrugia.
Le colonie tedesche si estesero alla costa settentrionale del Mar Nero a partire
da Odessa a ovest, la Crimea e il Caucaso settentrionale ad est.
tratto da:
I tedeschi del Volga
(ital.)