Dal gennaio del 1942 le famiglie dei tedeschi di Russia furono separate definitivamente. Secondo l’ordine del dipartimento della difesa dell’URSS tutti gli uomini in età tra i 17 e 50 anni dovevano essere riuniti in cosiddetti eserciti di lavoro (Trudarmija - dal russo: Трудовая армия trudowaja armija o трудармия trudarmija) 1 insieme ai prigionieri di guerra.
Nell’ottobre del 1942 questa fascia d’età fu ampliata tra i 15 e 55 anni e vennero mobilitate anche le donne tra i 16 e 45 anni. Solo le donne incinte e quelle che avevano figli inferiori a 3 anni erano esenti dalla mobilitazione. Mentre chi aveva figli di età superiore era costretta a lasciarli a qualche parente o vicino perché non potessero finire in qualche orfanotrofio.
Stalin aveva decretato la creazione della Trudarmija già con un ordinanza dell’8 settembre 1941: tutti i membri appartenenti all’Armata Rossa di origine tedesca furono congedati e riuniti in “battaglioni speciali di lavoro” e, come lavoranti, impiegati solo nelle retrovie.
L’ordine del 10 gennaio del 1942 non includeva solo la mobilitazione dei tedeschi nella Trudarmija ma anche le disposizioni del regime che stabilivano le regole di lavoro della Trudarmija. Queste norme erano del tutto paragonabili a quelle dei campi di prigionia russi: il sistema malfamato dei GULag.
Così tutti erano sottomessi ad un servizio di lavoro forzato in un regime militaresco senza diritti. Essi sono stati impiegati per la ricostruzione di impianti industriali evacuati, di linee ferroviarie, di strade e canali, ma anche nell’industria mineraria e in settori agricoli e forestali.
I “soldati del lavoro”, erano sistemati in baracche o in rifugi sotto terra, in campi recintati con filo spinato e torri di vedetta.
La vita e le condizioni di lavoro erano estremamente dure. Si lavorava fino a 14 ore al giorno. Le già insufficienti razioni di generi alimentari spesso erano oggetto di furti da parte del personale del campo. Malattie e innumerevoli incidenti sul lavoro hanno causato decine di migliaia di morti.
Le descrizioni dei sopravvissuti in merito alle condizioni nell'”esercito” e il trattamento ricevuto sono sconvolgenti.
"A 17 anni sono stato convocato nel cosiddetto esercito di lavoro. In realtà
si trattava di un campo di concentramento come Auschwitz e Buchenwald, solo che
era sovietico. L’anno 1943 per noi è stato l'anno peggiore. Secondo la volontà
dei governanti sovietici, noi tedeschi dovevamo essere sterminati dalla fame,
dal freddo e dal lavoro disumano.
Con la dieta scarsa e la mancanza di cure mediche quasi ogni giorno nel nostro
campo morivano una decina di persone. Da tempo non si scavavano più tombe
singole, ma fosse comuni. La sera tardi si caricavano i cadaveri come tronchi
d'albero su slitte e si scaricavano nella fossa che poteva contenere fino a 20
morti. I corpi nudi e senza nomi venivano sotterrati come bestiame morto.
Le persone diventarono ombre. Anche mio fratello Andrej. Fu portato
nell’ospedale militare del lager. Sul tavolaccio i poveretti lamentandosi si
piegavano per i dolori. La fame privava la gente della loro identità e li
trasformava in scheletri con la pelle gialla ed i crani pelati, oramai
indistinguibili.
Andrej mi chiedeva di girarlo. Si trovava su una branda, ma senza materasso.
La sua coperta di cotone puzzava terribilmente. Girai il suo corpo leggero e
rimasi sconvolto: aveva le piaghe e riuscivo a vedere le sue ossa bianche.
La mattina successiva mio fratello Andrej era morto.
Da quel momento il mondo per me ha avuto un’altro volto."
Anonimo2
(Nelle pagine seguenti Heinrich Dorn, Katharina Torno, Ida Schmidt, Viktor Heidelbach e Sussanne Thiessen ci descrivono come hanno vissuto l'esercito di lavoro)
Nonostante le disumane condizioni di vita e di lavoro, i “soldati” riuscivano ad ottenere ottimi risultati di lavoro, che inducevano gli organi competenti del governo russo ad onorare i tedeschi di Russia con la medaglia per il lavoro eroico nella Grande Guerra Patriottica (14 dicembre '45).
Malgrado tutte le sofferenze i tedeschi di Russia non perdevano la fede in un futuro migliore, esprimendo questo concetto con la celebrazione di matrimoni.
Il 13 agosto 1946, il dirigente dell’ amministrazione degli insediamenti speciali ha dichiarato che vi erano ancora nella Trudarmee 278.184 tedeschi di Russia, escluso i morti e gli scarcerati. Da questo si può supporre che uno su quattro (bambini inclusi) sono stati nella Trudarmija.1
Nel settembre del 1946 le persone di "etnia tedesca" furono rimosse anche dall'Armata Rossa e dalle accademie militari. I soldati smobilitati furono inquadrati in unità di lavoro e spediti nell'interno. Queste unità formarono il primo nucleo di quella che fu chiamata l'Armata del Lavoro ("Trudarmija"). Tra il 1942 e il 1945 il governo sovietico smobilitò quasi 34.000 soldati di etnia tedesca dell'Armata Rossa, la maggior parte dei quali fu spedita ai lavori forzati nelle fila della Trudarmija.
Approssimativamente circa un terzo di circa un milione di tedeschi di Russia non ha sopravvissuto a quel periodo. Solo una minima parte è riuscita a sfuggire alla deportazione scomparendo nelle grandi città.3
Al ritiro delle truppe tedesche, i circa 350.000 tedeschi di Russia rimasti nella zona ad ovest degli Urali (Volinia), vennero rimpatriati nel “Reich”.
Dopo l'invasione sovietica dei territori del Reich, i tedeschi di Russia rimpatriati in Germania furono praticamente travolti dall'Armata Rossa: questi continuavano ad essere ritenuti cittadini sovietici, indipendentemente dal fatto che la loro cittadinanza ormai era divenuta tedesca e, alla fine circa 250.000 persone vennero definitivamente deportate in Russia e più precisamente in Siberia e nel Kazakistan.
Alla fine della II^ guerra mondiale 150.000 tedeschi di Russia si trovavano nella Germania ovest, occupata dagli alleati, la metà di questi, in base agli accordi di Yalta, venne consegnata ai Russi perche venissero rimpatriati.
Questi vennero
deportati, esattamente come i precedenti in Siberia e nel Kazakistan ed inoltre
nella Repubblica di Komi. La restante metà dei tedeschi di Russia riuscì a nascondersi
ed infine a sfuggire definitivamente all'estradizione.
1 Trudarmee: era un lavoro forzato in stile militarizzato, durante e dopo la
seconda suerra mondiale dal 1941 al 1946.
Coinvolti erano soprattutto i tedeschi
di Russia ma anche komi, rumeni, ungheresi e italiani. Dipartimenti con il nome
di esercito di lavoro erano nati in seguito alla guerra civile russa.
La prima volta che si parla dell’esercito rivoluzionario di lavoro è nel 1920.
Secondo la storiografia ufficiale sovietica aveva lo scopo del reinserimento dei
soldati della guerra civile nella vita sociale del lavoro ed era anche una
misura per accelerare la ricostruzione dell’economia devastata dopo la guerra
civile.
Si trattava di divisioni dell'Armata Rossa che invece di lottare sono
stati trasferiti al lavoro.
In questo “esercito di lavoro” prestavano servizio
soldati dell’Armata Rossa di tutte le nazionalità; nel 1922 sono state sciolte.
Gli appartenenti alle minoranze etniche, che durante la seconda guerra mondiale
(1941 – 1946) erano sottoposti al lavoro forzato in forma militaresca, venivano
considerati membri dell’esercito di lavoro, anche se ufficialmente questo
termine non veniva ufficialmente utilizzato.
Inizialmente i tedeschi di Russia,
membri dell'Armata Rossa, dalle unità regolari sono stati trasferiti nelle
cosiddette “truppe di costruzione” secondo il decreto di Stalin dell'8 Settembre
1941.
Nel mese di ottobre 1942 toccò alle altre minoranze etniche che vivevano
in Russia: i komi, gli ungheresi, i rumeni e gli italiani di età adatta agli
obblighi militari.
Secondo le leggi di guerra, tutti i tedeschi di Russia, così
come altre minoranze etniche, non potevano essere inviati al fronte durante la
seconda guerra mondiale, ma dovevano svolgere il loro servizio nell'esercito di
lavoro, la cosiddetta Trudarmee.
Il termine Trudarmee, Trudarmija o trudowaja
armija dal russo ТРУДАРМИЯ (trud = lavoro, armiya = esercito) è ufficioso.
L’obbligo al servizio civile forzato venne emanato dal governo nel 1942.
Nei
campi delle truppe di costruzione era represso ogni contatto fra gli
appartenenti alle diverse etnie.
Museo per la cultura e il folclore dei tedeschi
di Russia: Il lavoro forzato nell'Unione Sovietica; (ted.)
2 Scuola secondaria inferiore Fratelli Scholl ad Aichach: I tedeschi in Russia; (ted.)
3 Dirk Virnich: Emigranti - Migrazione da ovest a est e da est a ovest, Materie: Politica, Kassel, Novembre 1999; (ted.)