le testimonianze sulla trudarmee

Otto Dreit
ci descrive come ha vissuto nella Trudarmee

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Nel1940 ero stato chiamato alle armi. In un primo momento rimasi deluso perché non sono stato assegnato al servizio medico. Ma riuscivo adeguarmi bene alla vita da soldato, anzi il servizio mi divertiva.

Superai la scuola da sottoufficiale e rimasi a scuola come conducente fino all’inizio della guerra. Il reggimento era stazionato nella zona del Baikal.

Dopo lo scoppio della guerra fummo trasferiti al confine con la Cina. Lì nella Manciuria c’erano delle unità giapponesi.

Dei circa 1.300 soldati nel reggimento forse 150 erano tedeschi di Russia. Fino allo scoppio della guerra la nazionalità o russa o tedesca o kazaca non aveva nessuna importanza.

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Con un colpo solo sorsero delle tensioni.

Noi, soldati di nazionalità tedesca, eravamo visti con un occhio diverso. Mi ricordo quando un funzionario del KGB1 venne da me e mi chiese come avrei valutato la posizione patriottica dei miei compagni tedeschi. Non potevo dire niente di negativo.

Il trasferimento del reggimento al confine doveva durare molti giorni e lunghe marce erano da affrontare. Molti compagni dovevano essere aiutati per arrivare a destinazione.

Durante l’appello dieci soldati furono premiati per l’aiuto dato agli altri. In mezzo a quei dieci c’erano sette soldati di origine tedesca. Personalmente vedevo in questo un chiaro segno della nostra affidabilità anche in difesa della nostra patria contro gli aggressori.

A metà settembre del ‘41 arrivò l’ordine: tutti i membri del reggimento di origine tedesca, ufficiali, sottufficiali e semplici soldati, dovevano recarsi presso lo stato maggiore.

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Fummo spostati a Čita, la vecchia posizione del reggimento. Dopo diversi giorni di sosta, il viaggio continuò fino nella regione di Omsk. Molti di noi pensavano che il viaggio sarebbe continuato verso ovest. Forse l'Armata Rossa ci avrebbe impiegati in compiti speciali, come l’interpretariato, nella lotta contro la Wehrmacht tedesca.

Il nostro treno si fermò a Kemerovo. Si diceva che eravamo destinati, come battaglione di costruzione, nella realizzazione di una fabbrica chimica.

Siamo stai sistemati in un campo in cui poco prima c’erano dei detenuti. Ma lì restammo solo un paio di giorni. Il nostro viaggio continuò verso valle, con l’uso di chiatte e barche, sul fiume Chulym fino al fiume Ob, nel territorio di Tomsk.

Quando arrivammo a destinazione la gente del posto ci aspettava sulla riva del fiume. Pensavano che fossimo prigionieri di guerra tedeschi. Quando ci videro con l’uniforme russa e notarono la presenza di ufficiali e sottufficiali, mentre invece parlavamo il tedesco, non sapevano più che cosa pensare.

Adesso eravamo un battaglione di costruzione, che doveva stare lì dall’ottobre del ‘41 fino alla fine del mese di dicembre del ’42 per il taglio della legna.

Non eravamo sorvegliati. Come formazione militare potevamo circolare abbastanza liberamente negli insediamenti siberiani circostanti e prendere contatti con la popolazione.

Soprattutto nelle prime settimane il lavoro era molto difficile. La nostra uniforme non ci proteggeva in modo sufficiente dal freddo e ci dovevamo abituare al lavoro insolito.

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Il cibo era cattivo. Ero fortunato perché il mio compito era il carico del legname sul fiume e poi farlo fluitare. Questo lavoro non era poi così pesante come il taglio nella taiga quasi impenetrabile, dove anche di giorno era buio e la luce del cielo la si poteva vedere solo sopra le chiome degli alberi.

 Nel mese di aprile del ‘45 siamo stai chiamati in città per la riparazione delle abitazioni. Appartenevo ad una squadra che doveva soprattutto riparare le stufe a legna nelle case del posto.

Per un breve periodo sono stato separato da mia moglie e da mia figlia. Ma presto era stato consentito loro di raggiungermi.

Qualcuno nel partito che aveva la parola aveva saputo che ero dentista di professione. Allora venni liberato dai lavori di riparazione e potei lavorare come odontotecnico nel 1° policlinico di Tomsk. Dopo cinque anni di interruzione avevo ripreso il mio lavoro e potevo esercitarlo fino alla mia pensione.

Nel ‘47 nacque un movimento detto "specialisti per il paese." Erano interessati in particolare i tedeschi di Tomsk perché molti di loro erano dei professionisti.

Volevano togliere i tedeschi dalle grandi città? Mi sono trasferito con la mia famiglia ad Asino, una piccola cittadina a circa 100 km da Tomsk.

Per i tedeschi di Russia, dopo la fine della guerra fino al 1955, c’era il periodo della “kommandatur”. Non potevamo muoverci liberamente nel paese senza un permesso ufficiale. C’era l’obbligo a non cambiare il posto di lavoro senza permesso.

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Inizialmente per me e per gli altri tedeschi del posto non era un grosso problema anche perché la “kommandatur” era abbastanza leggera a svolgersi.

Poi nel ‘48 il regime divenne più rigoroso. In primo luogo dovevamo recarci dalle autorità una volta al mese e poi due volte al mese.

Giocavo come portiere nella squadra di calcio di Asino. Per le trasferte sportive non era sempre facile avere le necessarie autorizzazioni.

Ma come portiere ero un giocatore importante. Il segretario del partito della città era interessato affinché la "sua" squadra di calcio vincesse. E così alla fine mi davano sempre il mio "propusk" (lascia passare) 2.

continua ......

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