Aureliano, imperatore di Roma, lasciò le province della Dacia al loro destino. Per un periodo di sette secoli germanici, asiatici e tribù slave entrarono in Transilvania in successione durante la migrazione da est a ovest e da nord a sud. Attratti anche dai depositi di sale necessari per gli animali da allevamento, rimasero per qualche tempo in Transilvania. Prima del loro ritiro, i Romani avevano negoziato un accordo con i Tervingi (una tribù dei Visigoti, detti anche Goti dell'ovest), in base al quale la Dacia rimaneva territorio romano. Alcuni avamposti romani rimasero a nord del Danubio.
I Tervingi si erano stabiliti nella parte meridionale della Translvania, ed erano in contrasto con gli Ostrogoti (Goti dell'est) che vivevano nella steppa orientale. Iniziò un periodo di instabilità politica che durò più di sette secoli.
I Tervingi si trovarono costretti a difendere il proprio territorio per circa un secolo contro Gepidi, Vandali e Sarmati, ma non riuscirono respingere la calata delle orde nomadi degli Unni (tribu originarie della Mongolia o Cina occidentale) nel 376.
Dopo la morte di Attila, Re degli Unni, avvenuta nel 453, i Gepidi e altri popoli si allearono per sconfiggere i suoi successori, che già si stavano dividendo i territori conquistati. Guidati da re Ardarico, i Gepidi spezzarono il giogo degli Unni nella "Battaglia del fiume Nedao". Dopo la vittoria, i Gepidi occuparono la Transilvania e la dominarono per due secoli.
L’impero dei Gepidi fu distrutto nel 567 dai Longobardi e Avari. La Transilvania fece parte dell’impero Avaro fino a quando questo non fu distrutto da Carlo Magno alla fine dell’8° secolo.
Altri popoli, come i Peceneghi ed i Bulgari entrarono nella regione nel corso dei secoli 9° e 10°. Sotto i governanti come Menoumorut, Glad o Gelou si organizzarono in piccole e grandi entità politiche (Principati, Knesati e Voivodati).
Il transito e l’insediamento di tanti popoli differenti ha costituito una molteplicità etnica e culturale nella storia più antica della Transilvania.
I loro resti tuttavia sono sparsi, ad eccezione di alcuni reperti trovati nelle tombe o portati alla luce durante gli scavi, riguardanti i tesori e le monete che erano stati sepolti nei momenti di pericolo.
E’ anche la prova dell’estrazione continua in questa regione di metalli preziosi e oro. Tra i reperti più preziosi ci sono i luoghi di sepoltura dei Principi di Apahida (5° secolo), il tesoro di Cluj-Someseni (5° secolo), il Firtoscher Monete Treasure (4° - 6° secolo). La popolazione della Transilvania durante questo periodo fu sorprendentemente bassa, con solo 100.000 abitanti.
Più resistente dei regni di popoli provenienti dall’Europa e dall’Asia è stato l’insediamento pacifico degli Slavi, avvenuto lentamente durante la seconda metà del 7° secolo. La loro avanza non fu veloce, come le precedenti conquiste fatte da cavalieri nomadi, perchè furono tribù di pastori che, muovendosi lentamente, si stabilirono nel territorio.
Dopo la scomparsa dei Goti e del Gepidi, entro due secoli la popolazione della Transilvania era quasi interamente slavizzata; ce lo rivela la toponomastica di alcune città e regioni .
L’origine dei Romeni nella storiografia della Transilvania rimane controverso. Lo storico e archeologo Kurt Horedt, offre un compromesso: al suo ritiro dalla Dacia, l’impero romano non rimosse l’intera popolazione. I Romani che vi erano rimasti vennero slavizzati nel corso del 7° secolo.
Questi Romani slavizzati, si mescolarono con i Traci romanizzati (un popolo di pastori migranti nel 9° secolo, proveniente dalla penisola balcanica). La presenza di questi rumeni risale al 10° secolo. Una migrazione più tardi nel corso del 13° secolo non è probabile.
Alla fine del 9° secolo si verificò un cambio fondamentale del potere e dell’influenza nella regione nella regione Danubio-Carpatica. A partire dall'895 il popolo ugrofinnico dei Magiari prese il controllo della pianura pannonica, migrando dalla regione settentrionale del Mar Nero.
Per rendere sicura la loro
nuova terra, condussero spedizioni all’ovest, che ben presto divennero
incursioni vere e proprie verso l’Europa carolingia, che terrorizzarono per mezzo
secolo. I magiari entrarono nel nord Italia già nel 898 e nel 907 sconfissero
Luitpold, duca di Baviera. Successivamente raggiunsero Otranto, nel sud Italia,
la Spagna nel sud-ovest, Brema nel nord-ovest, lasciando indietro terre bruciate
e saccheggiate.