Quando il filosofo e teologo Johann Gottfried Herder risiedeva a Weimar e predicava alla corte di Carlo Augusto, scrisse tra l’altro le sue farneticanti "Riflessioni sulla filosofia della storia dell’umanità". Esso rappresentava gli slavi come i campioni del futuro, con la missione di ringiovanire il mondo, in declino con la troppo satura, vecchia e logora civiltà occidentale.
Il messaggio di Herder cadde rapidamente su un terreno fertile presso le piccole nazioni slave: cechi, slovacchi, croati, serbi, sloveni, e più tardi i russi lo raccolse con convinzione. Le idee di Herder andavano anche oltre i concetti della Chiesa Ortodossa Orientale, ipotizzando un impero dove Mosca diventava la "Terza Roma".
Non ci volle molto perchè gli scritti di Herder sugli slavi fossero presi fuori dal loro contesto e pubblicati in lingua ceca. Le idee di Herder vennero utilizzate in Germania per scrivere canti popolari, filastrocche e fiabe.
Intanto le apprensioni passarono ad altro in tutti gli Stati, con l'incoronazione di Napoleone imperatore, la fine del Sacro Romano Impero Tedesco ed il conseguente frazionamento e soppressione della Germania. Una potente ondata di passioni patriottiche spazzò via le scienze e la letteratura. Era il periodo delle guerre napoleoniche, delle vittorie e dellesconfitte.
La Boemia era l’unico territorio non occupato dai francesi e Praga era l’unica
città in cui Napoleone non era mai entrato. La Boemia si armò febbrilmente e
divenne un singolare campo militare. L’ingresso dell’Austria in guerra e l’avanzata dei soldati dalla Boemia
attraverso le sue catene montuose verso Lipsia portò alla decisiva “Battaglia
delle Nazioni”, nella quale Napoleone fu sconfitto.
Questo enorme dramma della storia del mondo, che aveva coinvolto anche la Boemia, lasciò segni indimenticabili sui tedeschi ed i cechi che vivevano in Boemia. La coscienza nazionale toccò il cuore dei tedeschi per combattere una causa comune, mentre gli slavi russi che avevano partecipato alla lotta, fecero capire ai cechi che avevano un possente cugino etnico. Allo stesso tempo, tedeschi e cechi riconobbero una volta di più l’importanza della loro casa comune.
Ma col passare del tempo, i movimenti nazionalistici si svilupparono, in un primo momento soprattutto tra gli studenti della Boemia. Gli studenti dei tedeschi dei Sudeti andavano a Lipsia, mentre gli slavi frequentavano di più l'università di Jena, dove slovacchi, serbi e croati erano più presenti. Ben presto i movimenti nazionalistici cominciarono a ribollire ovunque. Volantini, canzoni, libri e immagini di contenuto a livello nazionale e patriottico si diffusero in lungo e in largo. Una giovventù appassionata, ricca di idee di libertà nazionali, crebbe anche in Boemia. Tutte le classi del popolo aspiravano ad una maggiore libertà, la borghesia delle professioni e del commercio pretendeva di imporre la sua voce nella legislazione e nell’amministrazione, i contadini volevano scrollarsi di dosso la loro servitù, anche la nobiltà voleva farla finita con la burocrazia.
Queste aspirazioni scoppiarono in esuberanza selvaggia nel 1848. L’irruenza dal basso si scontrò con l’indecisione dall’alto. La Rivoluzione di febbraio in Francia fu sufficiente a scuotere gli stati europei nei loro fondamenti. In Austria, Metternich fu costretto a dimettersi e il movimento nazionalista si spostò da Vienna alla capitale Boema. L’11 marzo ebbe luogo un incontro pubblico a Smychow, dove cechi e tedeschi congiuntamente formularono richieste democratiche, liberali e sociali, senza che la questione della nazionalità giocasse un qualche ruolo. Solo un’infarinatura di queste richieste raggise le città dei periferici Sudeti. Furono fondati comitati e circoli e le attività dei club spesso si trasformarono in una mania del club.
Tedeschi e cechi vennero ad opinioni divergenti sulla questione primaria dell’esistenza o meno di rappresentanti che dovevano essere inviati alla assemblea nazionale a Francoforte. Lo storico ceco Frantisek Palacky delineò il concetto di una Europa centrale dualistica: solo una forte Germania con affianco un’Austria altrettanto forte avrebbe potuto garantire un equilibrio di potere e di pace.
Ma Palacky parlava come un austriaco, non tanto come un ceco. I cechi decisero di non partecipare all’assemblea nazionale di Francoforte, mentre i tedeschi dei Sudeti inviarono 33 delegati.Essi non potevano astenersi dal parteciparvi, perché anche le regioni alpine tedesche inviarono i loro rappresentanti e non si poteva prevedere che l’assemblea di Francoforte avrebbe escluso l’Austria dallo Stato della Germania. Le prime spaccature si erano già avute in Boemia durante le guerre hussite. Disordini e atti di violenza scoppiarono in occasione del congresso slavo convocato dopo la Pentecoste.
A Vienna il Parlamento si riunì ma, rispetto all’assemblea di Francoforte, fu poco più di un incontro dedicato ai contadini: la legislazione in materia di politica agricola fu la sua realizzazione più importante. Hans Kudlich, di Jägerndorf, studente e figlio di un contadino, introdusse una mozione per l’abolizione della schiavitù, liberando i contadini da tutte le spese legate alla terra. Questa mozione divenne legge nel mese di settembre e costituì il secondo passo verso la piena liberazione dei contadini. Della legge proposta da Kudlich ne beneficiarono sia i contadini cechi che quelli tedeschi, allo stesso modo. Il movimento democratico ceco, con la sua ampia base rurale, sarebbe stato impensabile senza questa seconda liberazione dei contadini così come senza la liberazione istituita precedentemente da Giuseppe II.
Nel 1848 l’Austria soffriva la fame per il crollo della borsa e per il disordine economico nel quale riversava. Ciò fece crescere nella società dei risentimenti verso l’incapacità dell’Imperatore Ferdinando I d’Austria e soprattutto del Cancelliere Klemens von Metternich, il quale si proponeva come leader dell’antinazionalismo.
Le varie nazionalità dell’Impero Austriaco volevano acquisire la piena indipendenza; questo sentimento era onnipresente soprattutto in Ungheria, ostentata verso l’indipendenza da un egoistico nazionalismo, e in Italia, dove gli austriaci erano visti come invasori. A Vienna una folla di studenti universitari protestarono, ponendo sotto un vero e proprio assedio la Hofburg. Chiedevano un governo più liberale, la cacciata di Metternich dalla Cancelleria e una costituzione.
Vista la determinazione dei ribelli, venne affidato il compito di sopprimere la rivolta al Generale Windisch-Graetz, assieme a lui marciò verso la capitale asburgica anche il boemo Jellacic con 40.000 uomini. Nella città intanto veniva dato fuoco agli edifici pubblici. Nel 1849 la città di Vienna venne messa sotto assedio e l’esercito imperiale riuscì a sbaragliare gli ultimi rivoluzionari.
Il 2 dicembre 1848, durante nuovi fermenti rivoluzionari, ebbe luogo a Olmütz la successione: l’Imperatore Ferdinando I abdicò, suo fratello Francesco rinunciò alla successione e quindi il diciottenne Arciduca d’Austria Francesco, nipote di Ferdinando I, fu proclamato Imperatore Francesco Giuseppe I.
Nel frattempo, l’assemblea di Francoforte si aspettava che l’Austria si disintegrasse e, pertanto, decise che nessuna nazione con una popolazione che non fosse tedesca dovesse diventare membro della federazione tedesca. Questo significava l’esclusione della Austria dalla federazione, la cosiddetta soluzione “Kleindeutsch”. Questa decisione fu un precedente fatale, non solo per la partizione tedesca del 1866, ma anche per le linee di demarcazione del 1919 e il 1945. La risoluzione di Francoforte rese ancora più importante ciò che decise il Parlamento di Kromeriz (in Moravia).
I fermenti rivoluzionari erano ancora vivi quando la famiglia reale si trasferì in Boemia dove venne radunata una Camera dei Primi ministri con il compito di creare una costituzione. Quando questa venne ufficializzata su tutte le terre asburgiche, in Ungheria venne proclamata l’indipendenza, poiché la Costituzione privava l’Ungheria dei suoi antichi privilegi, facendola diventare una semplice regione dell’Impero austriaco. L’esercito imperiale marciò su Pest, subendo però gravi sconfitte, che portarono le forze imperiali in svantaggio.
L’Imperatore allora chiese aiuto allo Zar Nicola I, che accettò di avanzare verso la sponda sinistra del Danubio, annientando ben presto l’esigua resistenza dell’esercito ungherese. L’esercito russo riuscì assieme agli austriaci che avanzavano da Ovest a sconfiggere l’Ungheria facendola diventare una semplice regione dell’Impero austriaco. Il giovane Imperatore abrogò la costituzione ed il Parlamento fu sciolto.
Il "Neoassolutismo" fu un periodo fecondo di riforme in diversi settori, ma la censura era opprimente, ogni attività liberale venne schiacciata dalla polizia di recente organizzazione. Nel 1859, il neoassolutismo crollò sui campi di battaglia dell’Italia del nord, l’Imperatore tornò alla forma di governo costituzionale.
Nel 1862 Otto von Bismarck divenne primo ministro di Prussia. Ostacolò la speranza
Francesco Giuseppe I di essere proclamato Imperatore di Germania a Francoforte
nel 1863. Inoltre la Prussia bloccò l’adesione dell’Austria nell’Unione doganale
tedesca. La guerra con la Prussia per la supremazia si avvicinò minacciosmente e
scoppiò nel 1866. Contrariamente a tutte le aspettative, la guerra venne
combattuta prevalentemente nei Sudeti.
Nella Battaglia di Sadowa, la morte raccolse una messe terribile tra i
reggimenti tedesco-boemi. L’ultima fase della battaglia si svolse davanti alle
porte di Presburgo (Bratislava). Bismarck affrontò con indulgenza il nemico
sconfitto, in modo da non portarlo ad una inimicizia inconciliabile. L’Austria
non fu costretta a cedere altri territori, ma dovette lasciare la Confederazione
tedesca e riconoscere l’unificazione della Prussia con la Germania.
Quelli che
persero effettivamente furono i tedeschi d’Austria, che si trovarono esclusi
dalla loro patria comune. L’unità storica del Sacro Romano Impero della Nazione
Tedesca era ormai sepolta per sempre e nasceva la monarchia Austro-Ungarica. Gli
Austro-tedeschi vennero abbandonati a se stessi.