Hitler costrinse i tedeschi dei Sudeti a seguirlo lungo il suo cammino in quella più terribile conflagrazione mondiale, che si concluse con la sconfitta della Germania nel 1945. Ma il destino dei tedeschi dei Sudeti nel 1945/46 non fu il risultato immediato della capitolazione tedesca, non fu un atto di vendetta dettato dall'impulso del momento, si trattò invece di di un intervento pianificato meticolosamente, premeditato, atrocità incluse, da parte del Presidente Edvard Benes molti anni prima. E il governo britannico, l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti acconsentirono al suo "Piano di trasferimento", come già era stato fatto nel 1942/43.
Benes informò il movimento cecoslovacco clandestino in una lettera del 16
giugno 1944: "E' necessario che si proceda per conto nostro, nei primi giorni
dopo la liberazione, che nei primi giorni della rivoluzione, quanti più nazisti
possibile, devono fuggire da noi per la paura della loro vita, e che il maggior
numero possibile di coloro che si difendono e resistono vengano uccisi come
nazisti nel corso della rivoluzione. Ricordate sempre che tutta la nazione deve
essere preparata ".
Nel febbraio del 1945 a Yalta, Roosevelt, Stalin e Churchill decisero di espellere le popolazioni tedesche fuori dell'Europa centrale, orientale e sud-orientale. Il 29 maggio 1945, Vaclav Kopecky, ministro cecoslovacco dell'Informazione, dichiarò: "Occorre cogliere l'occasione della nostra grande vittoria sui tedeschi per lanciare una campagna nazionale monumentale al fine di pulire i tedeschi dalle regioni periferiche del nostro paese. Il Generale Swoboda dovrà inviare le sue truppe e le sue unità di guerriglia competenti per purificare queste regioni dei tedeschi".
Nei mesi di luglio ed agosto 1945, venne convocata la Conferenza di Potsdam presso il Palazzo Cecilienhof nei pressi di Berlino. Churchill, Truman e Stalin concordarono le misure che le potenze alleate avrebbero preso contro la Germania e quindi concordarono per riconoscere il reato di pulizia etnica, cioè il reato di esproprio e di allontanamento di una popolazione indigena dalle loro case.
Più di tre milioni di tedeschi dei Sudeti, a prescindere dal contesto e
dall’orientamento politico, vennero cacciati dalle loro case che la famiglia
possedeva da secoli. Le loro proprietà pubbliche e privatevennero confiscate
senza alcun indennizzo. Più spesso furono costretti a lasciare la casa di
proprietà portando con sé al massimo 30 kg di generi di prima necessità. In tal
modo, oltre 240.000 hanno perso la vita. Molti vennero uccisi in massacri
pubblici, altri si suicidarono in preda alla disperazione, altri ancora morirono
di stenti nelle marce della morte o nei campi di concentramento.
Per esempio, durante l’infame marcia della morte di 20.000 tedeschi di Brunn (Brno), nella Bassa Austria, diverse migliaia di persone vennero deliberatamente uccise o morirono di stenti. Il 30 luglio 1945 centinaia di lavoratori tedeschi, donne e bambini vennero spinti da un ponte in Aussig (Usti) nelle acque del fiume Elba dove annegarono.
A partire dal maggio 1945, circa 200.000 persone, tra i quali anche molti cechi e slovacchi, furono internati per decreto della cosiddetta "Corte Popolare di Retribuzione" e in seguito, più di 60.000 di essi furono condannati per presunti crimini di guerra e circa 1.000 furono impiccati. La maggior parte degli altri furono condannati ai lavori forzati, alcuni fino 23 anni (fino al 1968). Furono inviati nelle miniere di uranio dei monti metalliferi o altri luoghi simili. Le espulsioni costituirono un milione di volte violazione dei diritti umani fondamentali e delle libertà.
La Cecoslovacchia pagò la pulizia del suo paese dai tedeschi, con la vendita del suo popolo a Stalin. Non appena i tedeschi dei Sudeti persero la loro casa, i cechi e gli slovacchi persero la libertà. I tedeschi restanti furono trattemiti in gran parte perchè erano tecnici indispensabili, gli altri perchè erano sposati con un ceco o perchè riconosciuti antifascisti. Secondo dati ufficiali cechi, nel 1950 il loro numero era di circa 165.000. Anche se ricevettero la cittadinanza ceca, con un decreto del 1953, essi non sono stati riconosciuti come una minoranza etnica in quanto l'obiettivo della politica cecoslovacca era l'assimilazione.
Profughi vengono disinfettati nel campo di transito di Furth im Wald (confine ceco-bavarese), 1946 |
In un campo profughi a Hof (confine ceco-bavarese), 1945/1947 |
Subito dopo l'espulsione, un gran numero di aiuti si ebbero in Germania, per aiutare gli espulsi a trovare i loro familiari, parenti e amici, e anche per dare consigli e assistenza per quanto era possibile in quel momento estremamente difficile. A partire dal 1948, gruppi di lavoro e comitati dei tedeschi dei Sudeti si formarono nelle zone di occupazione alleata, in particolare in Baviera.
Il 16 gennaio 1949 venne fondata l'associazione "Sudetendeutsche Landsmannschaft", e nel mese di luglio si è svolto a Memmingen / Baviera il suo primo raduno con 30.000 partecipanti. Da allora in poi, i relatori di questa associazione e dei suoi sottogruppi (in particolare i volontari locali) hanno lavorato disinteressatamente per le persone colpite, per la pace e per le relazioni armoniose. Già nel 1949/50 hanno teso la loro mano per la riconciliazione.