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Chi erano gli Svevi del Danubio

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Le guerre che avevano coinvolto l'Europa intera, condotte dal Re di Francia Luigi XIV, resero le condizioni di vita intollerabili nelle regioni come Renania, Alsazia, Lorena, Lussemburgo, Palatinato, Treviri e Magonza. Nelle aree della Foresta Nera e quelle lungo il Danubio e il Neckar tante persone, impoverite dalle guerre, decisero di cercare altrove migliori condizioni.

Tra gli anni 1711 e 1787 si svlosero le tre “Grandi Migrazioni Sveve”, con oltre 150.000 persone che migrarono in sei aree che facevano parte dell’Impero Austro-Ungarico controllato dagli Asburgo. Oggi queste aree fanno parte della Romania, Serbia e Ungheria.

La provincia del Banato fu una delle principali aree di insediamento e in seguito divenne nota come il “granaio d’Europa”.


Ulmer Schachtels in partenza da Ulm

La città di Ulm, in Germania, fu il più comune punto di partenza degli emigranti che, con delle barche chiamate “Ulmer Schachtels”, partirono per Vienna per poi proseguire verso le aree di insediamento. Altri coloni seguirono il Danubio con carri coperti.

Gli ungheresi chiamarono tutti questi coloni “Svevi”, anche se provenienti da diverse zone della Germania quali la Svevia, la Franconia, la Baviera, il Palatinato e l'Assia. Altri ancora provenivano dall'Austria, dai Paesi Bassi austriaci (ora: Lussemburgo, Belgio) e dall'Alsazia-Lorena. Tra i coloni c'erano anche croati, italiani, rumeni e ucraini, ma gli ungheresi chiamavano tutti "Svevi".

Il termine “Donauschwaben” (Svevi del Danubio) nacque nel 1920 per descrivere i molti "Svevi" che vivevano nella regione meridionale del Danubio, in Ungheria, Jugoslavia e Romania (esclusi sono gli austriaci, i sassoni della Transilvania e i Landler della Transilvania). A loro appartengono i tedeschi d'Ungheria, gli Svevi di Satu Mare, gli Svevi del Banato ed i tedeschi di Jugoslavia (ad eccezione di quelli insediati nella Stiria slovena e i tedeschi di Kocevje).

Un noto versetto descrive le condizioni incontrate dalle le tre “Grandi Migrazioni Sveve”:
“I primi incontrarono la morte; i secondi la miseria; solo i terzi il pane “.

Pacifici villaggi e città, distanti le une dalle altre 2 o 3 chilometri, si diffusero in tutta la bassa pianura dell’Impero austriaco, e poi in Ungheria, in Romania ed il Jugoslavia; erano quelli dei pionieri Svevi che erano arrivati per costruire un paradiso agricolo.

Poiché la maggior parte erano cattolici, la Chiesa svolse un ruolo di primo piano. Natale, Capodanno, Pasqua, le festività e la mietitura venivano celebrati in grande stile, mentre le scuole tedesche assicuravano che tutti i bambini ricevessero una formazione degna dei tempi.

La possibilità di avere un posto di lavoro negli Stati Uniti, l’opportunità di evitare il servizio militare e le pesanti tassazioni, furono alcuni dei fattori principali che portano 197.000 Donauschwaben a partire per gli Stati Uniti ed il Canada tra gli anni 1899 e 1911. Il loro desiderio era quello di guadagnare molti soldi e ritornare un giorno per acquistare terreni, ma la maggior parte rimasero per sempre nei loro nuovi Paesi.


la linea rossa indica i confini dell'Ungheria
precedenti alla prima guerra mondiale

La Romania, l’Ungheria e la Jugoslavia (Serbia) si divisero l’area dei Donauschwaben come conseguenza della prima guerra mondiale e gli Svevi divennero il più grande gruppo di minoranza in ciascuno di questi paesi. Ci forono tensioni politiche, tuttavia la maggior parte fece uno sforzo per rimanere negli insediamenti dove avevano già vissuto per due secoli.

Il duro lavoro era l’unica cosa che assicurava la convivenza pacifica e nessuno aveva mai pensato che questa pacifica esistenza sarebbe giunta al termine. Gli svevi oramai erano profondamente radicati nella nuoca patria, il suolo dava ricchezze senza fine e non vi era alcuna ragione di sospettare il disastro.

Ma le avversità colpirono ancora. La seconda guerra mondiale chiese non solo molte vite, ma anche che gli Svevi perdessero la loro patria. Quelle profonde radici piantate dagli emigranti provenienti dalla Germania e dall’Alsazia-Lorena intorno al 1750 vennero strappate dalla terra nera che ha dato da vivere per tanti anni agli Svevi del Danubio.

Le conseguenze della seconda guerra mondiale furono molto difficili da sopportare per i Donauschwaben. Fuggendo all’arrivo dell’esercito sovietico, molti Svevi si diressero verso l’Austria e la Germania con carri, treni, camion, oppure a piedi. Arrivarono in un paese lacerato dai bombardamenti aerei, dalla fame e dalla mancanza di un riparo.


Donauschwaben inviati ai campi di lavoro in Unione Sovietica

Tuttavia, gli Svevi che rimasero nei loro insediamenti subirono una sorte peggiore, in quanto molti furono uccisi o sfollati dalle loro case. Molti vennero inviati ai campi di lavoro in Unione Sovietica; altri furono messi nei campi di concentramento istituiti nei loro stessi villaggi, dove molti morirono di fame, malnutrizione e malattie.

Come la seconda guerra mondiale ebbe fine, la maggior parte delle famiglie Sveve erano lacerate. Erano senza cibo sufficiente, senza abiti, senza alloggio ma, più di tutto, erano senza patria. Coloro che sopravvissero e tornarono alle loro case non erano più i benvenuti: i loro terreni erano stati confiscati ed il trattamento crudele e duro nei loro confronti era la regola del giorno.

C’erano circa 1,5 milioni di Donauschwaben che vivevano Ungheria, Romania e Jugoslavia prima della seconda guerra mondiale. Un milione di persone migrò o morì durante la guerra o nei campi di lavoro e di concentramento; nel 1983 la presenza degli Svevi del Danubio si era ridotta a 550.000 persone. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica la presenza degli Svevi diminuì ulteriormente, perche molti migrarono.

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