I primi coloni
italiani ( 119 famiglie e 21 persone singole) arrivarono nel Banato tra il
1733 ed il 1736, portati sul posto dal colonnello Franz Leopold Anton Ponz
Freiherr von Engelshofen principalmente in un villaggio a 20 km a nord di
Timisoara (oggi Carani, nella Contea di Timis, Romania).
A partire 1734 questo villaggio sarą chiamato Mercydorf (Merczyfįlva, Mercifįlva, Merzsidorf) per commemorare il primo Governatore del Banato, il Conte Florimond Claude Mercy d’Argenteau. Alcuni degli italiani, che costituirono questa prima colonizzazione italiana del Banato (sono stati colonizzati anche i villaggi di Freidorf, Ciacova, Timisoara, Dibicz) erano originari del nord d’Italia (che a quel tempo era sotto il dominio degli Asburgo) e furono trasferiti nel Banato per introdurre l’industria della seta e la coltivazione del riso.
Secondo il libro dello studioso Francesco Griselini dal titolo “Saggio di Storia Civile e Naturale del Banato di Temeswar”, stampato nel 1770 “Mercy ... ha chiamato nel Banato sperimentati agricoltori e abili artigiani, in particolare italiani, che ha sostenuto con generositą. I contadini hanno ricevuto fattorie vicino a Mercydorf, Ghiroda e Giarmata, nella regione di Timisoara, a Deta, intorno a Werschetz (Vrsac) e Weißkirchen (Bela Crkva)“. A Ghiroda, si ottenne nel 1749 la prima raccolta di riso.
Questi primi coloni
arrivarono all’inizio del 1733 ed erano guidati dal loro leader spirituale
Clemente Rossi da Mantova, che sarą ricordato come ispettore generale del
Banato per il baco da seta e per l’industria del riso (fino al 1755), anche
se era un sacerdote (lui servģ tra 1749 ed il 1771 presso la Cattedrale di
Cenad). Nell’autunno del 1733 arrivņ un altro gruppo, guidato da Josef
dall’Avo di Trento. Nel 1734 seguiranno altri gruppi.
Poi c’erano i “pensionati”, arrivati con la seconda "Grande Migrazione Sveva”, costretti con la forza a colonizzare tra il 1735 ed il 1739; questi erano gli spagnoli e gli italiani civili o militari, ma anche rifugiati politici, che erano stati liberati dall’esercito austriaco dopo la perdita dei possedimenti italiani durante la guerra per la successione di Polonia. La loro fedeltą a Carlo VI fu premiata con la ricompensa imperiale di trasformarli in coloni, anche se contro la loro volontą, del Banato. Se si rifiutavano di amdare nel Banato, correvano il pericolo di perdere la pensione o il sussidio mensile. Per questi “pensionati” doveva essere costruito un villaggio da chiamare Carlsberg (Becicherec), ma la guerra contro i Turchi del 1735-1739, impedģ nel marzo del 1738 di completare l’urbanizzazione. Probabilmente furono tra 1.000 e 2.000 gli italiani arrivati nel Banato, ma nel 1741 erano presenti solo 155 famiglie. Molti di loro morirono e molti altri tornarono in Italia o, a partire dal maggio 1738, si stabilirono in Ungheria (ma non potevano andare oltre Budapest senza un permesso speciale).
Ancora moltissimi italiani a metą del 19° secolo (probabilmente anche prima), con la terza "Grande Migrazione Sveva”, nella zona industriale di Bergland, per lavorare negli impianti per l’acciaio e prodotti laminati a Otelu Rosu, Ferdinandsberg, Nandorhegy, Ferdinand, (oggi Countea di Caras Severin in Romania), a 20 km ad est di Caransebes, o lavorare nelle fabbriche di acciaio in Resita e Anina.