Gli storici dei Sassoni della Transilvania, per un lungo periodo, hanno cercato di stabilire l’origine dei coloni che avevano seguito l’invito del re Géza II a venire in Transilvania. Il risultato è deludente ed il nome di “Sassoni” è solo di un punto di partenza non corretto. Gli storici sono d’accordo su una cosa: l’emigrazione non proviene da una regione chiaramente definibile né dal verificarsi in un numero di immigrati di grandi dimensioni verificatosi in una sola volta.
È per questo che la migrazione non è stata mai notata e documenti che descrivono
l’evento non sono disponibili. Solo tre relazioni parlano di persone che si
spostano durante questo periodo dalla regione del Basso Reno (Niederrhein e
dalla regione Wetterau) verso l’Ungheria: quella di Anselmo di Braz
intitolata “Lütticher
Land”; quella di Burgvogt von Logne (1103); quella di Hezelo di Merkstein,
scritta nel 1148. Durante il
regno di re Géza II, alcuni residenti di Oppoldishusen, vengono indicati come
fugggiti in Ungheria, non prima del 1313. È lecito chiedersi se sono emigrati in
Transilvania.
Inoltre è discutibile il rapporto tra i primi "Sassoni di
Transilvania” con i nomi delle città della loro regione
d’origine: Broos, Hetzeldorf, Groß e Kleinpold o Trappold. Tuttavia, non era del
tutto inusuale dare agli insediamenti in Transilvania il nome dei loro fondatori
(cavalieri a cui era stata distribuita la terra da coloniazzare, simili ai
“Lokatoren” in Slesia), per esempio, Hermannstadt (Rumeno = Sibiu). Il suo omonimo avrebbe potuto
essere un “Hospitum Maior” simile all’Hermann menzionato nella città ungherese
di Fünfkirchen (Pécs) nel 1181.
Documenti scritti, non prima dell’ultimo decennio del 12° secolo, sia da parte della Corte ungherese, sia dal Wojwoda (governatore regio) di Transilvania, sia dalla cancelleria papale e dal Vescovado di Transilvania, molto raramente parlano dei nuovi coloni e del loro luogo di origine e solo vagamente; i “coloni del Re al di là delle foreste” vengono indicati in termini molto generali. La “ecclesia Theutonicorum Ultrasilvanorum” ne parlava nel 1191 ed il “Priores Flandrenses” durante il 1192-1196. Il nome “Saxones” viene a galla solo nel 1206. Da questo momento è stato comunemente usato nei documenti della Cancelleria Reale per definire i germanici insediati inTransilvania (Siebenbürger) fino ad oggi.
Tuttavia, durante il Medioevo in Ungheria, tutti quelli che possedevano i privilegi concessi ai minatori sassoni, furono chiamati "Saxones", a prescindere dalla regione in cui erano insediati: Bosnia, Zips (in Slovacchia) o Transilvania. A quel tempo gli artigiani ed i minatori erano scarsi e c’era un disperato bisogno di sfruttare le risorse naturali della Transilvania.
I diritti garantiti ai minatori ed agli artigiani Sassoni, fatti per attirare i lavoratori e dare loro un motivo per restare, prevedevano un intero elenco di tutti i privilegi che i coloni dell’Ungheria medioevale potevano chiedere: la libertà personale, il diritto ad ereditare la terra, l’amministrazione autonoma e giudiziaria, l’autonomia religiosa con la libera scelta di sacerdoti, ecc.. “Saxon” era dunque un sinonimo di uno status giuridico, uno status di chi aveva dei privilegi, e non un nome che ne identificava l’origine.
La ricerca sul dialetto parlato da specifici Sassoni della Transilvania non ha potuto stabilire alcuna correlazione con l’emigrazione dalla Sassonia. Somiglianze con il “Letzelburger Platt”, un dialetto della Mosella-Franconia ha incoraggiato i ricercatori ad identificare questo come il luogo di origine. Tuttavia sono state dimostrate influenze Bavaresi e della Germania nord-centrale. Ulteriore confusione nasce con una tesi che sostiene uno sviluppo parallelo ma indipendente di due lingue isolate.
Più recenti studi storici, fatti sulla base delle liturgie medioevali, mostrano parallelismi dei libri liturgici della Transilvania con quelli di Colonia, ma anche con quelli della la regione di Magdeburgo. Ciò potrebbe confermare l’ipotesi che gli immigrati soggiornarono temporaneamente presso l’Elba e Saale o erano i delusi partecipanti della Seconda Crociata nel 1147.
Gli archeologi suppongono, sulla base di reperti della cosiddetta ceramica grigia, che un maggior numero di coloni emigrarono nel nord della Transilvania dalla Germania centrale. Un vaso trovato vicino a Schellenberg presenta affinità con una brocca di Riethnordhausen (in Turingia) ed è stato collegato con l’artigianato di un laboratorio di Hildesheim. L’architettura Franconiana delle case dei Sassoni della Transilvania e l’architettura delle chiese della Germania meridionale puntano a un altro luogo di origine.
Senza dubbio i coloni non erano solo tedeschi, siano essi provenienti dalla Germania meridionale o Sassoni provenienti da est e nord della Germania, ma anche alte genti provenienti dalle regioni occidentali del Sacro Romano Impero.
Uno dei primi documenti sui Sassoni della Transilvania ci parla di Fiamminghi che avevano almeno due gruppi di coloni indipendenti. Molti Cavalieri della Prima Crociata si fermarono in Transilvania anche se provenivano da una regione economicamente molto sviluppata dell’Impero. E’ pacifico che i Fiamminghi svolsero un ruolo importante nella migrazione ad est della Germania.
Anche i latini, i coloni di origine Vallone, erano rappresentati. Per esempio, Johannes Latinus, che arrivò come cavaliere crociato, e che divenne uno dei primi mercanti della Transilvania; ed anche un certo Magister Gocelinus, che donò la parrocchia di Michelsberg all’abbazia cistercense di Kerz. Degna di essere menzionata è la città di Walldorf (Wallonendorf = città dei Valloni) e quella di Villa Barbant o Barbantina, un nome che richiama alla mente Brabant in Belgio.
Sulla base di quanto innanzi descritto e sugli spesso contraddittori risultati
delle ricerche, la questione dell’origine dei Sassoni di Transilvania non può
essere considerata come definitiva. Non ci si può aspettare un chiarimento
definitivo, dal momento che è probabile che i coloni di diverse religioni e
origini etniche sono venuti in piccoli gruppi da tutte le regioni dell’Impero e
poi sono cresciuti, una volta in Transilvania, in un unico gruppo con una propria
identità, ma con la lingua e la cultura tedesca.